Residente all’estero

Come e perché cambiare residenza all’estero

Può capitare a tanti di doversi trasferire all’estero per qualche mese, per studio o per lavoro. Se ti trasferisci in un paese europeo per la vacanza studio di un mese o due, probabilmente non effettuerai un trasloco, ma semplicemente sarai ospitato in famiglia o in strutture legate al pacchetto che hai acquistato. Cosa succede se ti trasferisci per periodi più lunghi? Hai deciso di passare un anno di studio all’estero, oppure ti trasferisci per lavoro?
Vedremo che esiste un limite preciso per la permanenza all’estero senza dover cambiare la propria residenza, limite oltre il quale cambiare residenza diventa non solo utile, ma anche legalmente necessario.

Residenza o domicilio?

La differenza tra residenza e domicilio, per quanto le tue parole siano spesso usati come sinonimi, è puramente fiscale: la residenza è il luogo di abitazione permanente o prevalente, mentre il domicilio, di solito utilizzato da professionisti con un ufficio proprio indipendente, è il luogo in cui si elegge la propria attività professionale.
Si tratta di una differenza poco importante all’estero, soprattutto perché la maggior parte delle persone che si trasferisce all’estero vive da studente o da lavoratore dipendente. Se ti trasferisci all’estero come lavoratore autonomo, probabilmente avrai già una rete di contatti sufficiente per avere tutte le informazioni necessarie sull’apertura della tua impresa.
In alcuni paesi, come in Gran Bretagna, è possibile avviare un’attività autonoma senza dover aprire una partita Iva. Anche in questo caso, quel che conta è la residenza.

Il comune è il primo passo

In genere, il primo passo per segnalare la propria presenza sul territorio e andare nel comune di residenza. Ormai, ogni stato europeo è dotato di moduli in più lingue e di uffici di riferimento per immigrati. La conoscenza della lingua, oppure una buona conoscenza dell’inglese, sarà sufficiente per comprendere questi moduli e le relative istruzioni, poter comunicare con il personale, che in genere è preparato e specializzato per accogliere persone provenienti dall’estero.
È importante registrarsi al nuovo indirizzo, anche per adempiere ai propri doveri fiscali: le imposte comunali sono dovute dal momento in cui si comincia a risiedere al nuovo indirizzo, a prescindere dalla propria attività lavorativa e dai redditi.
Se il trasloco all’estero è stato effettuato per motivi di lavoro, il secondo passo è rivolgersi a un’agenzia del lavoro (hanno vari nomi) per registrarsi anche come contribuente. In alcuni paesi, come in Gran Bretagna, serve anche un nuovo codice fiscale, per potersi registrare al fisco nazionale. Per i lavoratori dipendenti che si trasferiscono all’estero dopo aver trovato lavoro, questo passaggio è molto più semplice, perché il datore di lavoro sai già come provvedere.

Cos’è l’AIRE? Perché iscriversi?

Albo degli Italiani Residenti all’Estero, AIRE. Si tratta di un registro ufficiale, che comprende tutti i cittadini italiani che vivono all’estero per almeno un anno. Se sei un cittadino italiano e trasferisci la tua residenza dall’Italia un paese straniero, con l’intenzione di rimanere in questo paese per almeno 12 mesi, hai il dovere legale di comunicare questo cambio di residenza per farti iscrivere all’AIRE. L’iscrizione è obbligatoria, anche se sconosciuta a molti, in quanto la mancata iscrizione non comporta sanzioni dirette. Tuttavia, è necessaria se intendi far valere il tuo diritto al voto all’estero.
Un altro buon motivo per iscriversi all’AIRE è che in caso di mancata comunicazione, il fisco potrebbe presumere che risiedi ancora in Italia, arrivando a indagare i tuoi redditi, presumendo che la residenza all’estero sia fittizia, proprio perché non hai effettuato questa iscrizione, arrivando a contestarti il mancato pagamento delle imposte dovute in Italia.

Come funziona l’AIRE?

L’albo degli italiani residenti all’estero è in realtà una doppia registrazione: in primo luogo presso il consolato di riferimento, in secondo luogo presso l’ultimo comune di residenza in Italia. La domanda di iscrizione va effettuata una volta in possesso di una prova di residenza. Le prove di residenza più comunemente accettate sono documenti istituzionali (prova di iscrizione presso il comune di residenza), documenti bancari (una qualunque lettera che la tua banca ti ha inviato al tuo nuovo indirizzo) oppure semplici utenze (bolletta elettrica, bolletta del gas, ecc.). Il contratto di telefonia mobile non vale come prova di residenza.
La domanda di iscrizione si può fare in più modi. È possibile rivolgersi al Comune di residenza in Italia, oppure al consolato di riferimento. È possibile anche richiedere l’iscrizione in via informatica, utilizzando il portale del ministero degli esteri per i servizi telematici ai cittadini italiani all’estero. Il portale si chiama “Fast It” e si può trovare a questo indirizzo: https://serviziconsolarionline.esteri.it/ScoFE/index.sco – I documenti necessari per l’iscrizione sono una prova d’identità, una prova di residenza e una richiesta compilata, in cui si indicano anche altre persone residenti allo stesso indirizzo.
I controlli sono tutti telematici (non verrà qualcuno a bussare alla porta) ma i tempi sono comunque lunghi. Il sito indica una tempistica di sei mesi per una risposta media. Il consolato dovrà recepire la richiesta, provvedere all’iscrizione nei propri registri, comunicare l’iscrizione al Comune italiano da cui si proviene, che provvederà alla registrazione nei propri Albi anagrafici. A volte bisogna insistere per muovere la pratica, che può richiedere anche quasi un anno. Per questo motivo, se il trasloco all’estero è definitivo, il consiglio è quello di muovere la pratica appena possibile.